Tentata fuga dalle carceri di Livorno insieme a Giuseppe Sabione e Giovanni Sgherlino, previa rottura delle catene, maltrattamenti usati da Sabione e Sgherlino al custode del carcere Giuseppe Bolga, percosse da parte dell'inquisito a Maddalena Bolga moglie del custode, con ferite e contusioni giudicate guaribili sopra il capo ed il petto procurate con una caviglia di ferro che aveva al piede, per obbligarla a consegnargli le chiavi per la fuga
Luogo e data reato
Livorno 1755, novembre 12
Pena
Inibizione di ogni ulteriore molestia, indennizzo di Maddalena Bolga e pagamento delle spese